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Spazi per lo studio individuale e collettivo

Relazione Cimino Calogero Luca
Laboratorio di Architectural Design
Professore: Fabio Guarrera; assistente: arch. Giuseppe Privitera

Con il professore Fabio Guarrera, durante il laboratorio di Architectural Design, abbiamo affrontato il tema degli spazi per lo studio individuale e collettivo da collocare nella fossa della Garofala, un ampio spazio inutilizzato alle spalle della cittadella universitaria.

Ci è stato chiesto di scegliere un punto nel quale insediarci ed io ho pensato allo spazio tra Parco Ninni Cassarà e il Dipartimento di Ingegneria per via della mancanza di collegamenti tra l’università e altre vie d’accesso su corso Pisani.

Ho pensato ad un attraversamento non solo fisico ma anche mentale, grazie all’immersione nella natura permessa dal ponte che passa in mezzo agli alberi della fossa. Le sue forme sinuose consentono a colui che lo attraversa di perdersi nei meandri della natura e di dimenticarsi di essere in mezzo alla città.

Durante il sopralluogo, un parco giochi ha attirato la mia attenzione tanto che la forma dello scivolo mi ha ispirato per la realizzazione dello studiolo. Mi piaceva l’idea che lo studente, così come il bambino, prima si possa elevare, salendo le scale, e poi possa abbassarsi per immergersi quasi in una nuova dimensione e, a questo punto, poter nuovamente risalire con nuove consapevolezze.
Inoltre, le misure che ho utilizzato sono le minime e indispensabili per il passaggio dell’uomo. Ritorna qui il tema dell’attraversamento, infatti esse sono quelle di una porta, con un’altezza di 2,10 m e una larghezza di 0,90 m.

Per aggregare gli studioli ho invece pensato alla forma di un albero per cercare di non perdere la loro unicità, infatti da ogni studiolo si può avere un punto di vista differente poiché, pur essendo posizionati due per piano, sono sempre direzionati verso punti differenti.

Per quanto riguardo il collettivo ho sfruttato lo spazio circolare situato nel Parco Cassarà, creando un nodo tra il ponte e il viale.

Ho dunque progettato un anfiteatro aperto e non direzionato, al quale si accede attraversando un corridoio alberato che porta alla rampa di accesso. Così il soggetto, percorrendolo, potrà avere l’illusione di trovarsi in una nuova dimensione all’interno dell’anfiteatro, estraniandosi da tutto il resto, perché la forma di quest’ultimo permette di vedere solo ciò che vi è sopra ma non ciò che vi è attorno.

In conclusione, vorrei far notare la posizione non casuale dei due progetti che nasce dall’idea dell’inversione. Ho infatti posizionato lo studiolo, ispirato allo scivolo e quindi al gioco, vicino l’università, mentre l’anfiteatro, destinato allo studio del collettivo (ad esempio per lo svolgimento delle lezioni) vicino al parco, in maniera tale da evidenziare quanto due concetti in apparenza contrapposti siano in realtà legati.
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