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Omaggio a Renato Mambor

     Queste foto fanno parte d’un progetto più ampio che vuole essere un omaggio all’opera di Renato Mambor (1936-2014), artista della scuola romana di piazza del popolo negli anni ‘60.
In vita egli è stato un artista poliedrico e, oltreché pittore, attore, nonché fotografo.
Ho preso spunto dalle sue sagome come approccio dell’osservatore   al reale, la natura, l’arte, e ho tentato di adattarle a una mia visione secondo il principio della Gestalt.
Secondo tale principio “il tutto è superiore alla somma delle singole parti”, teoria per la quale ciò che percepiamo non è la somma di elementi, ma la loro sintesi, che si sviluppa, evolvendo in differenti interpretazioni, differenti identità percettive, in cui il piano del soggetto e quello dell’oggetto, visione e realtà, sono contemporaneamente presenti in una continua oscillazione allo sguardo.
In tale logica, l’attento soggetto fruitore dell’immagine non si limita alla mera osservazione del reale, ma entra in sintonia con esso fino a farne parte, ed è nel confronto tra il pensiero e la sensibilità dell’osservatore, che avviene tale inclusione. L’effetto di tale processo è la decodifica dei singoli elementi, al punto coglierne la loro intima natura, di giungere all’essenza della sua visione.
Tali sagome rappresentano dunque tappe nell’approccio concettuale tra l’osservatore e la realtà, fino a diventarne egli stesso parte, in un processo di inclusione, che è al contempo frantumazione e coniugazione.

     L’incipit è costituito da quattro immagini esplicative del percorso concettuale del progetto.
Nella prima il soggetto fruitore si approccia al reale osservandolo ancora dall’esterno della cornice e la sua sagoma è opaca perché non è ancora avvenuto il processo di “fusione” ed integrazione col reale.
Nella seconda il soggetto, pur restando ancora fuori dalla cornice, la sagoma si fa trasparente, a indicare come sia iniziato tale processo di fusione tra il pensiero, la sensibilità dell’osservatore e la realtà con cui si confronta.
Nella terza l’identità fisica del soggetto resta ancora fuori dalla cornice della rappresentazione del reale, ma il suo pensiero, la sua sensibilità, si compenetrano e si confrontano in esso e ne lasciano traccia rappresentata dalla terza sagoma scura.
Nella quarta, infine, l’osservatore dopo essersi confrontato col reale, pur distaccandosene, uscendone, resta compenetrato in esso, lasciando tracce (le sagome scure) del suo pensiero, delle sensazioni, delle sue emozioni.
     Il Tema sviluppa l’evoluzione di tale approccio, dove la rappresentazione del reale dirada sempre più, per fare posto alle sagome, che rappresentano la parte concettuale di tale processo di integrazione che è inclusione e frammentazione, fino alla completa dissoluzione, dissoluzione rappresentata nell’ultima immagine.
     Conclusioni la parte fisica e quella concettuale sono un tutt’uno. La parte fisica, il reale si è completamente dissolto, l’unica traccia rimasta è una siluette, anch’essa priva di sostanza, come sintesi concettuale conclusiva del processo.

Incipit
Tema
Conclusioni


Omaggio a Renato Mambor
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